domenica 9 maggio 2010

Il doppio omosessuale e la trance

di Luigi di Cristo (fotoreporter, entronauta)

Essaouira Marocco agosto 1996



Il doppio omosessuale e la trance


Nei paesi arabi i travestiti ( detti mulhannat in arabo classico ), nascondono la loro attività e le loro passioni. Non c’è possibilità di esibirsi vestiti da donna, come avviene nei paesi occidentali. Sono emarginati duramente e non hanno alcuna possibilità di superare questo destino. Di fatto, l’immaginario arabo-mussulmano non può accettare niente d’intermediario e d’indefinito tra il “maschile e il femminile”: una dualità complementare considerata come l’architettura stessa dell’Ordine Divino. Come scrive l’antropologo e psicanalista algerino Malek Chebel in un suo studio intitolato La cultura dell’harem . L’androgino, l’effeminato, l’eunuco, l’ermafrodito, il bardache, il fanciullo disponibile ai più grandi e altre costituzioni rientrerebbero – secondo la visione egemonica dell’islam ortodosso – in una sorta di gigantesca idolatria in cui Allah rischierebbe di non trovare posto. Ne deriva la particolare diffidenza suscitata da questi esseri dell’ “inverso” della creazione divina. Il che spiega , inoltre, la particolare infatuazione per il mito dell’androgino in un certo numero di scrittori maghrebini e soprattutto in quelli che il mestiere ha spinto verso i limiti della scrittura, in una lingua che non è la loro, il“francese”.

Questa estate, durante l’inchiesta sui Gnawa con George Lapassade e Gianni de Martino, abbiamo incontrato in Marocco un ragazzo che aveva il desiderio di vestirsi da donna, ma che lo faceva solo a casa. Un giorno ha sognato una divinità africana, festeggiata durante i rituali gnawa con il nome di Lalla Malika. Nel sogno, questa “entità” gli suggeriva di diventare suo sacerdote. Il giovane va a consultare un terapeuta tradizionale, che interpreta questo sogno e lo incita ad ubbidire a Lalla Malika. Egli invita allora a casa sua un gruppo di gnawa e organizza il rituale chiamato Lila.

I musicisti della trance, ex schiavi neri e figli di schiavi, “chiamano” le loro divinità ancestrali soprattutto le donne della loro confraternita, entrano in trance e si sdoppiano, diventando-come in un teatro religioso-la divinità evocata. Durante il rituale, allorchè viene chiamata Lalla Malika, il nostro ragazzo và anche lui in trance. Incomincia a danzare, vestito con i colori e gli indumenti femminili di Lalla Malika, e in questo stato inizia a parlare come un medium: interpella cioè le donne intervenute, che lo consultano sui loro propri problemi e gelosie.

Tramite Lalla Malika, il giovane è diventato, oggi, un medium famoso, e tutte le donne del paese ricorrono a lui per chiedergli dei consigli. Nel momento della consultazione, si trasforma ed è Lalla Malika a parlare attraverso di lui. Insomma, non è più emarginato.

Questo fatto non è eccezionale. Il giovane maghrebino contemporaneo gode, in un paese arabo-islamico, del beneficio di un sistema religioso della possessione rituale africana.

E’ un sistema che è molto simile a quello del periodo ellenico, dove la trance di possessione rituale veniva posto sotto il segno di Dionisio, il dio multiplo, il dio del trasformismo rappresentato nelle Baccanti di Euripide con una parte molto maschile( il toro) e una parte femminile ( il ragazzo con il ramo di pino e la pigna, travestito e profumato, visto da Penteo per le strade della città).

Fino a poco tempo fa, presumibilmente fino ali anni cinquanta, esisteva qualcosa di simile anche da noi in Italia, con il tarantolismo pugliese esplorato in quegli anni da Ernesto De Martino, che ne ha parlato nell’opera La terra del rimorso. Anche nel tarantolismo, i tarantati ballavano in uno stato di trance nel quale si produceva lo sdoppiamento: la tarantata diventava il ragno.

Lo sdoppiamento della personalità sembra essere una tipica caratteristica di alcuni tipi di omosessualità vissuta in società puritane. L’emarginazione e la necessità strategica di nascondere le proprie attività e le proprie passioni, fa per esempio esclamare a Rimaud: “Je est un autre”(io è un altro); e al giovane Torles, il personaggio “fine secolo” di Musil, dopo il salto con il compagno Biasini nudo nel granaio, “non sono io! Non sono io! Domani diventerò me stesso”. Spesso occorrono molti anni ad un omosessuale per riconciliarsi, dopo il “salto nell’ignoto”, con se stesso.

Nel secolo scorso, gli psicologi hanno osservato nei soggetti lo sdoppiamento della personalità. L’identità seconda aveva spesso una sua autonomia e anche un nome diverso. Si sapeva già che questa era la base psicologica della possessione . Questo tipo di possessione sembrava scomparso in occidente, ma oggi si verifica un ritorno, soprattutto in america.

In Italia, ad occuparsi anche di questa fenomenologia è una corrente forte della psichiatria romana. Nel suo studio sulle personalità multiple, il dottor Giuseppe Muti ne ha rintracciato numerosi esempi anche nell’arte figurativa: per esmpio nel quadro del simbolista G. Rossetti in cui due amanti incontrano se stessi nella penonbra di un bosco, in un ritratto di Lorenzo Lotto che rappresenta un angelo e un diavolo che si abbracciano sotto la superficie della terra. O ancora negli artisti della Pop Art americana in cui si osserva la riproduzione multipla di uno stesso soggetto, come in alcuni quadri di Andy Warrol oppure nella “Double Venus in the sky at night” di Jim Dine.

Anche il tema di Tabal, un pittore di Essaouira che ha iniziato la sua carriera fra gli gnawa, è lo sdoppiamento evidente in molte opere. Questa estate con George Lapassade e Gianni De Martino, ne abbiamo fotografate alcune per Altrove, dove si vedono personaggi sdoppiati dalla trance: come per esempio, il ritratto delluomo dal cappello a forma di doppio pesce, che, se capovolta, mostra una donna velata dall’hail tradizionale.

Quando abbiamo parlato con Tabal della sua pittura, egli ci ha detto che il vero autore dei suoi quadri è il suo melk, che gli “guida la mano”. Si è cioè espresso allo stesso modo di un medium occidentale dedito alla scrittura automatica. Egli si considera felicemente come un “posseduto”, allo stesso modo di quel ragazzo travestito di cui abbiamo parlato, allorchè danza e dà consigli alle donne, “cavalcato” da Lalla Malika, un’ancestrale regina o “spirito” dell’africa da tutti oggi riconosciuto come il suo proprio melk d’elezione.

BIBLIOGRAFIA

MALEK CHEBEL, 1988 La cultura dell’harem-Leonardo, Milano

GEORGES LAPASSADE, 1994, intervista sul tarantismo- Edizioni Madonna Oriente, lecce

GEORGES LAPASSADE, 1995, Tabal,le peintre gnawa d’Essaouira, Gallerie d’Art Frederic Damgaard,

fonte : http://www.femmenell.com/blog/il-doppio-omosessuale-e-la-trance.html

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